" Abbiamo bisogno del passato in ogni caso per dare senso al presente " . Così lasciò scritto uno studioso americano il cui nome mi sfugge .E' un pensiero che può contribuire a spiegare le ragioni per cui i TOVENESI sono alla ricerca di notizie che in qualsiasi modo li aiutino a conoscere meglio la realtà del loro paese.
Per essi il lembo di terra stretto fra le due barriere montuose che formano il canale di San Boldo , è un piccolo mondo a cui sono affezionati perchè ci sono nati e ci vivono .
I TOVENESI vissero sempre abbarbicati come l 'edera alla loro terra con il suo fascino, l "habitat" , il paesaggio. Non pretesero di renderla più bella , ne ebbero l'ardire di rovinarla : solo vi hanno aggiunto l' indispensabile per poterci vivere.
Sia che lo si ammiri dal fondo valle, oppure dalla sella del San Boldo , il paesaggio che essa offre alla contemplazione conquista l' animo di chiunque non sia troppo frettoloso o distratto .Sappiamo che è la luce che decanta il paesaggio, ma essa ha bisogno della pianura verde , il cielo terso e del crinale ombrosodei monti per evocare la vitalità della contemplazione .Ora a me pare che questi elementi si riscontrino facilmente nel paesaggio di Tovena .
In particolare da quel belvedere che è la collina di Gai , il piccolo paese all' alba e al tramonto diventa quasi un miraggio : in pieno giorno è tutta una esplosione di luce e di colori ; di notte o quando il cielo è perturbato e le nubi coprono le cime delle montagne la selvaggia e pietrosa gola del S.Boldo si riveste di mistero .Il vento , spesso impetuoso , sibilando uoni strani fra gli anfratti rocciosi e le fronde degli alberi , sembra echeggiare e sussurrare le favle e le leggende che vecchi TOVENESI di un tempo, seduti sull' uscio di casa o vicio al focolare raccontavano a bassa voce ai nipotini intimoriti e con gli occhi sbarrati .